Un viaggio nella vita di Pablo Picasso in Spagna

Una delle figure più iconiche dell’arte spagnola è Pablo Picasso, il cui stile rivoluzionario e la cui visione unica hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte

Su Pablo Picasso ti sveliamo quali sono le città spagnole che hanno ospitato il percorso dell’artista: dai primi anni a Malaga alla fama conquistata a Parigi, seguiamo le sue orme ed esploriamo i luoghi che sono interessati dal suo genio creativo.
Un’avventura che ti porterà a conoscere il patrimonio artistico spagnolo.

Chi era Pablo Picasso?

Pablo Picasso è stato l’artista più rivoluzionario del XX secolo, un pittore, scultore, litografo che ha saputo guardare alla vita da diversi punti di vista. Da questo nascono i suoi quattro più importanti periodi creativi:

il periodo blu
il periodo rosa
il periodo africano
il periodo cubista

La prima parte della vita di Pablo Picasso

Pablo Ruiz Picasso è nato a Malaga e, proprio da questa città, ha preso il primo retaggio artistico. In casa, tra l’altro, perché il padre, Josè Ruiz Blasco, era docente nella Scuola delle Arti e Mestieri e curatore del Museo della città.
A dieci anni si trasferisce con la famiglia a La Coruña e, l’anno dopo, inizia dei corsi di disegno alla Scuola di Belle Arti.  Sempre per seguire gli spostamenti del padre, si trasferiscono di nuovo, stavolta la meta è Barcellona, dove lo attende l’Accademia e gli influssi di Gaudì.
Qualche anno più tardi è a Madrid, ma per suoi meriti: vince un concorso presso l’Accademia Reale San Fernando. Il suo punto di riferimento in questa città sarà il Museo del Prado, di cui alla fine divenne direttore onorario.
In questo periodo si divide tra Madrid e Barcellona. E, sicuramente, le menzioni per alcune sue opere lo portano a rompere gli schemi.

Picasso a Els Quatre Gats

È in questo momento che nasce Picasso, anche nel nome, che prende da sua madre, quasi a volersi dissociare dall’arte di suo padre.
Lavora in modo maniacale fino a completare la sua prima mostra, che si tiene a Els Quatre Gats, il caffè letterario frequentato dai più grandi artisti del tempo, da squattrinati e da poeti.
In definitiva, anche il suo successo però rompe qualcosa, Madrid gli va stretta e allora ecco che fugge a Parigi dove ha un incontro illuminante: l’arte di Toulouse Lautrec.

Il periodo blu di Pablo Picasso

Il periodo blu è il momento artistico più intenso e drammatico, quello in cui l’artista si crea una specie di regno.
Ma ci si domanda: è il periodo che nasce da una condizione di dolore e di buio, provocata -come molti critici affermano-, dalla morte dell’amico, pittore e poeta, Carlos Casagemas, oppure semplicemente una scelta stilistica?
La frase scritta da Picasso “Cominciai a dipingere in blu quando riconobbi che Casagemas era morto” sembrerebbe confermare la prima possibilità, ma sappiamo che il pittore -dopo il triste evento- continuò ad abbagliare le tele di colori sfavillanti.
Tuttavia, quella che scrisse non era una bugia, semplicemente il sentimento è postumo, quel “riconobbi” ci indica un’illuminazione, come qualcosa che lo toccò ma non nell’immediato, qualcosa che realizzò più tardi. Infatti, in quello stesso anno, assistiamo a una trasformazione repentina: dai colori sgargianti esibiti nella cornice della Galleria di Ambroise Vollard, Picasso passò al dipinto Casagemas nella sua bara.
Ecco il primo blu, la prima opera intinta nelle tenebre.

La “povertà” di Picasso

Da questo dramma passa ad altri drammi, quelli di carcerati, di anziani in difficoltà, persone ai margini, mendicanti rifiutati dalla società. E, più li dipinge più il sentimento triste si accentua.
Come scrissero gli autori, Richard Wattenmaker e Anne Distel, “non fu la povertà a portarlo a dipingere i poveri della società, ma piuttosto l’averli dipinti a renderlo povero”.

La Vita

Il periodo blu di Picasso ha una intima sacralità, si distacca dalla realtà e diventa sogno, una stanza in cui c’è poesia, in cui la dimensione apparente tocca l’animo.
L’opera più rappresentativa di questo periodo è La Vita.
Anche qui ritroviamo la figura di Casagemas e vi troviamo una nudità che fa riferimento alla sessualità, ad Adamo ed Eva, alla natalità. Ma è come tutti i grandi dipinti: un grande punto interrogativo.

Il periodo rosa di Pablo Picasso

Con periodo rosa si intende il riavvicinamento di Picasso ai colori più caldi, i quali denoterebbero una ritrovata serenità.
Dagli emarginati passa a raffigurare i circensi e, anche qui, trova il modo per raccontarli con un taglio tutto suo. Non sono in scena ma dietro le quinte: quel che gli preme mostrare non è l’acrobata che fa divertire ma la vita dura che affronta per arrivare fin sul trapezio.
Sono dunque velati da una leggera malinconia, l’antitesi del circo, di ciò che nell’immaginario il circo rappresenta.

Il movimento cubista

Consapevole delle esperienze maturate si muove tra Parigi, Malaga e Madrid.
Sarà guardando alcune maschere africane al Palazzo Trocadero a Parigi che scoprirà in sé un sentimento che lo renderà grande, e che tradotto in arte è: Cubismo.
Dipinge Les Demoiselles d’Avignon, l’opera considerata il punto di inizio della sua rottura col mondo.
Questo periodo è strettamente collegato alle donne che incontra e di cui si innamora, ma è anche trafitto dalle Guerre. E, proprio durante la Guerra Civile di Spagna, viene chiamato a partecipare all’Esposizione Universale, e lo fa con una delle opere più celebri e antifranchiste di sempre, Guernica, rappresentativa della distruzione e dei bombardamenti per mano del Generale Franco.

Les Demoiselles d’Avignon al Museo Picasso

Pensiero e realtà nelle mani di Pablo Picasso

Il cubismo è la ricostruzione esatta, secondo Picasso, di ciò che la testa registra delle immagini che arrivano agli occhi. Un’astrazione artistica che frammenta i pezzi e poi ricrea un collage, diventando di volta in volta, il manifesto di un pensiero ben definito.
Picasso, rispetto a Paul Cezanne ha fatto propri i canoni orientali e africani andando così a scalzare quella parte di pensiero cubista che prediligeva l’illusionismo pittorico.

L’influenza di Picasso sull’arte moderna

La visione semplificata della vita, le geometrie utilizzate per ottenere quel risultato chiaro e potente, la frammentazione e poi la ricostruzione e le diverse angolazioni offerte -che offrono punti di vista anche opposti-, sono le cifre dell’artista. E con queste è stato in grado di dilatare lo spazio pregresso e innescare una visione futurista sia nella pittura che nella scultura e perfino nell’architettura.

Jaime Sebartés

Visita al Museo Picasso di Barcellona

Il Museo Picasso a Barcellona è ormai un’istituzione. Ma quando Picasso era schierato contro il regime di Franco il museo, ideato dell’amico Jaime Sabartés per raccogliere le sue opere, si chiamava Sabartés, così da evitare ritorsioni. In questo luogo è raccolta la vita di Picasso: possiamo ammirare 4 mila opere di gioventù.

Una curiosità: la Stanza dei Piccioni

Picasso per un periodo visse in California e lì aveva una terrazza che era invasa da orde di piccioni. Iniziò a dipingerli in modo maniacale e quindi li ritroviamo anche nella stanza del Museo.
Un metodo riproduttivo, che lo avvicina molto a suo padre, il quale, per dipingere i colombi li faceva scorrazzare in casa così da riprendere ogni dettaglio utile alla sua arte.

Esplorazione delle strade di Malaga, città natale di Picasso

Malaga è la Costa del Sol, ricca di musei, di locali notturni, una città che vive di frittura di pesce, la malagueña, di Jazz e opere d’arte. In giro per la città si incontrano il Castello Gibralfaro, arroccato in posizione scenografica; la Cattedrale di Malaga, detta La Manquita, ovvero la monca, per via di quella torre mai completata; e tante vie e scorci incredibili tra cui Calle Marqués de Larios, piena di boutique e negozi alla moda, e la StreetArt di Soho, pienissima di murales.
Tra le attrazioni ovviamente si colloca il Museo Pablo Picasso di Malaga.

Malaga – Costa del Sol

La contemporaneità di Pablo Picasso dopo cinquant’anni

Malaga riscopre il suo “concittadino” con una mostra chiamata Echoes of Picasso, un titolo suggestivo che punta dritto all’influenza che l’artista ha avuto sia nel mondo contemporaneo che globalizzato.
Una cassa di risonanza, la sua, che non ha tempo perché mai come lui, altri artisti hanno potuto ambire a quel successo di pubblico e anche di critica.
Malaga punta anche sulla scultura di Picasso, che in definitiva lo ha accompagnato tutta la vita insieme alla pittura. Un mondo che gli era facile, che diventa pilastro e lo indirizza per sconvolgere il corpo umano, plasmarlo a suo piacimento. Sono i materiali a incuriosirlo, allora sperimenta tutto, dal cemento al ferro, dal gesso al legno. Corpo e materia diventano un viaggio all’unisono.

Il lascito di Picasso in Spagna

La Coruña, celebra Il Bianco ricordando il Blu, quindi ogni periodo artistico del pittore viene affidato a un pezzo soltanto, selezionato appositamente per narrare i suoi anni di formazione.

Madrid gli dedica una mostra Untitled esponendo 50 opere e 50 diversi artisti collegati all’opera di Picasso. Quindi un periodo tardo dell’artista, quasi sconosciuto, che vive attraverso gli occhi di altri artisti. Negli spazi della Casa Encendida le opere diventano un tramite per allargare su temi cari a Picasso quali le lotte di classe e di genere, l’identità -che già allora faceva vacillare la società- e il concetto di razza.
Un’eredità manipolata, dunque, in favore di più chiavi di lettura sull’artista.
È Madrid a conservare “Guernica”, si trova al Centro d’Arte Reina Sofia.

Barcellona risponde raddoppiando. La Fondazione Joan Miró e il Museo Picasso ospitano insieme una mostra collegata, per dare il giusto valore a un periodo di grande amicizia tra i due poliedrici artisti.

Inoltre, anche Bilbao, presso il Museo Guggenheim, ha in programma nel 2024 l’allestimento della mostra “Picasso: materia e corpo”.
Bilbao non è stata toccata dal genio creativo dell’artista ma è la città che ha spinto più di tutti per ottenere la restituzione di “Guernica”, finita al Moma di New York, per volere dello stesso Picasso che, persa la guerra, obiettò che l’opera finisse nelle mani di Franco.

Perché Pablo Picasso rimane un artista celebrato

Picasso viene celebrato perché è stato un portatore di pace in grado di fare della sua arte un messaggio, e perché ha creato stili diversi che hanno rotto schemi e vie già navigate.

La figura di Pablo Picasso è ancora molto viva a Malaga, La Coruña, Barcellona e Madrid. E, questa scia che coinvolge le quattro città spagnole, e l’intero mondo artistico, è stata trasposta anche sul grande schermo.

Picasso e Guernica al Cinema

Il regista Julio Medem esce con un film intimista dal titolo evocativo “Minotauro, Picasso y las mujeres del Guernica”.
La storia si ispira a un evento nella vita del giovanissimo Pablo, quando cioè, in Plaza de Toros de la Malagueta, vede un toro impalare un cavallo. Gli resta negli occhi e lo dipinge tantissimi anni dopo.
Sullo sfondo del film vengono tracciate le spinte belliche della Guerra Civile spagnola e il capolavoro “Guernica” torna a riaffermare il suo manifesto di pace.
Ma, ad incuriosire sono le tre personalità di Picasso, che si svelano in rapporto a tre donne molto diverse tra loro. In quel periodo, infatti, l’artista le frequentava contemporaneamente e, attraverso i loro caratteri, scopriamo il suo continuo evolversi o rintanarsi.

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