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L’isola di Kythera se ne sta come una piccola perla tra il Peloponneso e Creta e forma con la più piccola Antikythera un bel connubio tra storia, cultura e paesaggi.
Legate entrambe al ritrovamento di cimeli -secretati per molto tempo dai fondali marini- sono strettamente connesse con Atene, dove questi ritrovamenti hanno trovato una casa.
Il luogo delle fate
Per raccontarti Kythera partiamo da un luogo che è collegato, a suo modo, a una serie di altri: il villaggio di Mylopotamos.
È situato tra colline verdi che se ne stanno appese sopra una vista mediterranea, sulla costa ovest dell’isola dove i tramonti raccontano alla perfezione dei momenti di grande pathos.
Da Mylopotamos ci si può avventurare nella gola omonima, fare canyoning, tuffarsi tra le cascate, viaggiare nel tempo. Questo ambiente nasconde, tra alte piante di platano, 22 mulini ad acqua, un tempo funzionanti. All’interno si possono vedere ancora i tre ambienti: la stanza della macinazione, l’alloggio per i mugnai, la stanza per gli asini.
Dall’alto si allarga il rumore incessante della Cascata di Neraida, ovvero la Cascata delle Fate, che si getta almeno 20 metri sotto, formando un bel lago in cui nuotare. Intorno, la vegetazione è bellissima, velata, ombreggiata dai pioppi e dai platani, resa selvaggia dalle tante cascate e dalle forre.
Camminando sulle falesie di Kythera
Scendendo, il percorso diventa stretto e ripido, la falesia ospita il Monastero di Panagia Orfanis e sotto, a circa 15 minuti di cammino, la splendida Spiaggia di Kalami.
Gli elementi di richiamo di questa spiaggia, oltre alla bellezza naturale del posto, sono un cannone affondato e la Grotta di Agia Sofia. Quest’ultima internamente lascia sorpresi perché oltre al laghetto sotterraneo, nasconde una chiesa, riconoscibile perché le pareti rocciose sono affrescate con santi e immagini sacre.
Poco oltre si allarga la Spiaggia di Limnionas una risacca a forma di U tra le acque turchesi e il silenzio della baia. Qui trovi alcuni casotti, forse strani a vedersi su una spiaggia, ma sono le tipiche case usate dai pescatori durante i periodi di pesca. Un’attrattiva da queste parti è la Grotta detta delle Foche, perché appunto fa da riparo alle foche di zona.
Kato Chora e il Leone di Venezia
Tornando a Mylopotamos siamo certi non mancherai Kato Chora, il castello veneziano che si trova in una posizione strategica sopra le colline e di fronte al Mar Ionio. Si narra, di questo castello, che fosse la base di alcuni militari veneti, e le loro famiglie, venuti a difendere l’isola dagli attacchi dei pirati.
In alto campeggia il Leone alato, il simbolo veneziano per eccellenza, dove è stata riportata la data di costruzione della roccaforte, il 1565.
L’icona di Kythera
Scendendo verso il sud di Kythera incontriamo un monumento religioso importantissimo per l’isola: il Monastero della Madonna Myrtidiotissa, un luogo sacro in cui è conservata l’icona della Vergine ortodossa. Intorno a questa immagine c’è una grande devozione che si è sempre tramandata nel corso dei secoli, e questa ha un forte potere di protezione sugli isolani.
La leggenda narra che un pastore trovò di fianco a una pianta di mirto l’icona, e decise di prenderla. Ma questa il giorno dopo era di nuovo vicino alla pianta di mirto. La notte dopo gli venne in sogno un angelo che gli raccomandò di costruire laddove l’aveva trovata, una piccola chiesa. Dalla pianta di mirto nacque appunto la Myrtidiotissa.
L’icona aveva una dimensione diversa da come la vedrai oggi e il viso è anche molto slavato. Intorno, le hanno costruito una cornice di foglie d’oro su cui sono stati raffigurati 3 miracoli:
- il ritrovamento dell’icona
- la guarigione di un paralitico che aveva chiesto alla Madonna di essere aiutato
- e il giorno che il Monastero scampò al fulmine che colpì Kythera nel 1829
L’icona oggi viene celebrata sia la Domenica di Quaresima, con una processione tra i villaggi che dura 15 giorni, che il 24 Settembre, giorno del suo ritrovamento.
Fiori particolari, uccelli rari e foche
Non tanto distante, sulla costa incontriamo il Porto di Kapsali. Da qui potresti imbarcarti per raggiungere il meraviglioso isolotto di Chytra, un piccolo uovo nel mezzo del mare con una grotta coloratissima che accoglie le foche. Qui trovano la loro casa anche alcuni uccelli protetti, i mavropetrites, e puoi imbatterti -ma solo arrampicandoti su dei pendii a picco- nel “Sempreviva”, un fiore che sboccia a giugno, tipico di questa isola.
Una piccola spiaggia sotterranea
Invece, risalendo Kythera verso la parte orientale, arrivi in una delle spiagge più spettacolari e anche più famose: la Spiaggia di Kaladi. Si scendono 120 gradini rocciosi e se davvero vuoi fare un’esperienza incredibile devi entrare nella grotta che porta a una spiaggia interna, molto piccola. In questo caso valuta bene se ci sono forti venti, potrebbe salire la marea.
Avlemonas: che magia!
Quindi giungiamo in una delle 3 fortezze veneziane: Avlemonas. Questa sorvegliava i movimenti nell’Egeo, le altre due, Agia Pelagia e Kapsali invece, osservavano Creta e il mar Ionio.
Il paese è di straordinaria bellezza, oltre al Castello si può raggiungere il Palazzo con l’Orologio Solare e approfittarne per fare un giro delle baie, tutte piccoline e pittoresche. Fino alla più grande Spiaggia di Paleopoli. Più a monte, verso l’interno dell’isola, si dirama il Burrone di Tsakona che è particolare perché nasconde tantissime chiese scolpite tra le rocce. Questo burrone finisce proprio sopra la spiaggia.
Il naufragio incriminato
Proprio nelle acque di fronte ad Avlemonas nel 1802 accadde un episodio davvero incredibile: la nave Mentor, partita dalla Grecia per raggiungere la Gran Bretagna naufragò. Il capitano, Thomas Bruce Conte di Elgin, si era macchiato di un bruttissimo crimine: stava trafugando molti marmi appartenenti agli scavi del Partenone, tra l’altro di inestimabile valore, realizzati dalla bottega di Fidia. Questo fatto avviò una diatriba che, a distanza di due secoli, ancora anima il confronto tra i due Stati.
Lord Elgin non si abbattè, organizzò di nuovo una spedizione, in recupero del bottino affondato, e gli riuscì di portarsi in patria molti marmi, che se pure rovinati dal naufragio vennero esposti presso il British Museum, dove ancora alloggiano.
Il panorama indimeticabile
L’area che si estende dopo Avlamona diventa montuosa, e si sale fino in cima alla Montagna di San Giorgio. Questo è il punto dell’isola che non dimenticherai mai più. Sono quei tetti del mondo che ti permettono di guardare più lontano dell’orizzonte: in questo caso fino alle coste del Peloponneso e di avere una vista intera di Kythira dall’alto.
Qui c’è il Tempio di San Giorgio che nasce su un altro tempio di origini minoiche. I pavimenti a mosaico, all’interno, ci riconducono invece alla cultura bizantina. Qui, file di fedeli vengono da tutte le parti del mondo da oltre 3.500 anni, segno che come luogo di culto ha qualcosa di davvero speciale che si è tramandato per generazioni.
Da Kythera ad Antikythera
Una volta vista Kythera dall’alto si potrebbe volerla lasciare perché lo spettacolo infinito del mare induce a navigarlo. Se si scende verso il Porto di Diakofti, grazie a un traghetto, in circa due ore, si arriva alla sorellina Antikythera, famosissima per il ritrovamento nei fondali marini della Macchina di Antikythera, un sofisticato calcolatore astonomico del I secolo a.C.
Il lago-mare e il sito rimasto
Sulla costa si arriva al lago di Kakia Lagkada, particolare perché è l’ansa di un fiume che si getta in mare formando appunto questo bacino d’acqua più grande. Risalendolo si arriva fino alla Città-Castello di Paleochora.
Una via ferrata consenta la scalata nei punti di maggior ripidità. Il paesaggio sale con te, bellissimo e rigoglioso.
Il sito archeologico di Paleochora è l’antitesi della distruzione che si abbattè sulla città ad opera dell’Ammiraglio turco Barbarossa che, nonostante il profondo burrone difensivo, le inferì un colpo fatale.
Ciò che ne resta sono davvero poche costruzioni accennate, ma è un bell’esempio di Architettura di Monemvasia del XII secolo, famosa per la linearità delle costruzioni.
Fino alla fine e oltre
Infine ti portiamo in cima a Kythera, sul Promontorio di Spathi, o meglio, nel punto più a nord occupato dal Faro di Moudari. Il più grande faro mai costruito dagli inglesi sul territorio greco. Ovviamente qui vive il Guardiano del Faro e puoi visitare il Simatorio, l’edificio che acconsentiva al passaggio delle navi e dava loro indicazioni precise sventolando delle semplici bandiere.
La vista è imperdibile verso il Peloponneso, dal Capo Malea fino al Faro Tainaro. Tanto che verrebbe voglia di proseguire verso quelle terre, raggiungere la Costa Navarino, tra i posti protetti più belli al mondo, e poi verso Olympia, Tripoli, Nauplia, Micene, fino al Canale di Corinto.
Dentro una terra verde, piena di ulivi e vitigni autoctoni, ideale se vuoi aggiungere per esempio un tour enogastronomico mentre torni verso Atene.
Kythera continua ad Atene
Atene, prima di ripartire, è ideale per una cena in un luogo speciale. Possiamo organizzarla per te e creare un’atmosfera romantica; inoltre hai l’occasione di completare il tuo viaggio visitando sia il Museo Archeologico Nazionale, dove ritroverai tesori di Antikythera, che il Partenone da dove vennero trafugati i marmi di Elgin, ormai diventati famosi col nome di chi li ha rubati.
Per raggiungere Kythera:
Dal Porto del Pireo di Atene parte il traghetto due volte a settimana e si impiegano 6 ore e mezza; da Gythio (Peloponneso) una volta a settimana si impiegano 2 ore; da Creta tre volte a settimana si impiegano 3 ore e mezza.
Volendo il mezzo più rapido è la tratta aerea interna dall’Aeroporto di Atene all’aeroporto di Kythera non lontano dalla Montagna di San Giorgio.
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