Il sito archeologico di Vergina in Grecia del Nord è tra i più importanti del paese, un punto di riferimento per stabilire che Vergina è stata la prima capitale della Macedonia Antica. Come? Attraverso un importantissimo ritrovamento in oro, e non solo.
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Cosa vedere a Vergina
Ma partiamo dall’inizio, Vergina viene associata all’Antica Aigai, una città potente, il fulcro del Regno di Macedonia e luogo dove nacque e morì il suo re, Filippo II, e dove fu incoronato suo figlio, Alessandro Magno.
L’Antica Aigai, all’interno delle mura, comprendeva il Palazzo Reale, il Teatro, l’Agorà, alcuni santuari ed edifici pubblici, la torre e la porta d’ingresso.
Il sito archeologico con l’acropoli è un punto di riferimento dell’antichità soprattutto per quanto concerne le tombe, recuperate dall’oblio -e completamente intatte-, oggi Patrimonio Unesco.
Sono più di 300 tumuli di cui il più antico risale all’Età del Ferro e il più recente al periodo ellenistico.
Ma la tomba di Alessandro IV, figlio del più noto condottiero, le tombe di alcuni membri della famiglia, la Tomba di Persefone, una giovane morta di parto, la tomba delle Regine in cui è stata rinvenuta l’urna della madre di Filippo II -Euridice- e quella della sorella, la regina di Thessaloniki, sono nulla in confronto alla tomba del grande Re di Macedonia, Filippo II.
La morte di Filippo II
Il re morì per mano di una delle sue guardie del corpo, Pausania di Orestide, pare -almeno secondo le ipotesi di Aristotele- per essere stato troppo libertino.
Si invischiò, dunque, con una donna sbagliata o toccò qualche potere forte?
Fatto è che Alessandro Magno sotterrò suo padre all’interno di una tholos sotterranea accompagnandolo con un ricchissimo corredo funebre. Da quel momento, era il 336 a.C., la tomba non vide più la luce e scomparì dalle mappe della memoria. È stata riaperta soltanto ai giorni nostri, nel 1977. Un evento più che epico.
Scavi a Vergina in Grecia del Nord
Erano state condotte già in precedenza delle spedizioni archeologiche a Vergina: la prima nel 1855 sotto la guida dell’archeologo francese Léon Heuzey; la seconda nel 1949 e la terza nel 1952 dall’architetto del Palazzo Imperiale, Manolis Andronikos.
Fu proprio quest’ultimo a non arrendersi. Dopo aver scoperto “Il Grande Tumulo” un sentimento in lui si fece più saldo e quando vi tornò il 30 Agosto del 1977 l’esplorazione lo portò nel tratto chiamato Palatitsia dove si trovava la necropoli e la famosa Tomba di Filippo II.
Grandi lavori a Vergina in Grecia del Nord
Una scoperta che cambiò subito il volto di Vergina: c’era una prospettiva futura e così, quando si trattò di dover risistemare l’ambientazione della tomba, l’ingresso e l’esposizione dei reperti rinvenuti ci fu un grande lavoro compositivo.
Una volta enorme, con tanto di prato superiore, attualmente, copre le tombe, proprio per ricreare l’originario tumulo. All’interno, invece, una luce evocativa suggella un’atmosfera antica, di sfarzi e ricchezze, di magia e favola.
Il Sole di Vergina
Questo museo sotterraneo, che ti trasporta negli inferi, accoglie dunque una delle scoperte più importanti del XX secolo, chiamata con il nome di “Sole di Vergina”.
Si tratta dell’urna cineraria -completamente d’oro- che accoglieva intatte le ceneri del re macedone e la sua corona.
I 16 raggi di Vergina in Grecia del Nord
La corona, con 313 foglie e 68 ghiande, tutte d’oro, è un reperto (tra i più preziosi del mondo antico) ad essere arrivato ai giorni nostri, ma lo è anche la stella raffigurata sul coperchio dell’urna, simbolo dei re di Macedonia.
Il famoso Sole a 16 raggi di cui 4 sono rappresentativi degli elementi naturali e 12 degli dei dell’Olimpo.
Non lontano da Vergina scopriamo Pella e Dion, altri due siti testimoni di un’incredibile passato.