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Di Zeus
L’Antica Dion è stata un Santuario macedone, tra i più grandi venerati dai greci, il cui nome deriva da Dios, cioè “di Zeus”, tanto per stabilirne con precisione l’importanza.
Ma non è sempre stato così, in effetti prima di Zeus, il luogo era consacrato a Demetra, la dea della fertilità, il cui Santuario è il primo che si incontra nel parco archeologico di Dion e anche il più antico.
Ci troviamo in un territorio ricco di sorgenti e fiumi che hanno trascinato sedimenti e allontanato la città dal mare di almeno 5 chilometri.
Il Monte Olimpo svetta sopra, imponente, minaccioso, misterioso. La vicinanza della montagna degli dei ha influenzato notevolmente la vita di Dion, dove sono nate e si disputavano le Olimpiadi di Dion in onore di Zeus Olimpio.
Il sogno ellenico di Aristotele
Oltre agli dei, chi ha veramente dato un contributo a questa terra e ha fatto sì che il sogno ellenico diventasse reale fu Aristotele. Da Aristotele, la cultura e le arti, il sapere, sono passate nella mente e nelle mani di Alessandro Magno.
Senza Aristotele nulla di quello che è successo sarebbe mai avvenuto.
L’Antica Dion un manifesto di bellezza
L’Antica Dion era bellissima, ricca di marmi, di edifici architettonicamente molto interessanti, c’erano lo stadio, il teatro e i santuari fuori dalle mura e poi c’era il recinto di Zeus, dove si innalzavano le statue dei re macedoni.
Il grande viale al centro era adornato da splendide facciate di palazzi ellenici e all’interno ogni palazzo aveva pavimenti a mosaico sorprendenti. È ancora visibile il mosaico dell’Epifania di Dioniso trionfante, ben conservato.
Nell’Antica Dion, anzi, nel suo teatro, si rappresentarono per la prima volta Le Baccanti di Euripide, una tragedia in cui il Dio Dioniso si vendicava delle donne di Tebe lasciando che una di loro uccidesse il figlio, apparso sotto mentite spoglie.
Il sacrificio dei tori
Anche qui, Alessandro Magno, così come a Vergina e a Pella, ha avuto la sua influenza e da qui passava prima di andare in combattimento. Si riuniva presso il santuario con il suo esercito e offriva i tori agli dei quale simbolo della fiducia che riponeva in loro.
Sono stati rinvenuti 33 grandi anelli a cui venivano attaccati i tori per il sacrificio: questi forse rappresentano il cuore del Santuario e della sua natura “barbara”.
Alessandro Magno e Lisippo
Proprio in funzione di questa massiccia presenza di Alessandro Magno nell’Antica Dion, venne commissionato un complesso scultoreo di fine bellezza raffigurante i 25 uomini che caddero durante la Battaglia del Granico, un’opera di Lisippo. Le sculture non raccontavano di una sconfitta ma della conquista dell’Asia. E Lisippo era l’unico artista al quale era concesso di raffigurare il grande condottiero. Sin da quando era piccolo, peraltro, quindi i suoi tanti Alessandro, di volta in volta, cambiavano portamento. E in questa opera, soprattutto, ci si trovava fronte al re vincitore. Purtroppo non è un’opera sopravvissuta al tempo ma nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, grazie alle copie fatte a Roma -dove il gruppo scultoreo era stato trasportato-, si può vedere il bronzetto di Alessandro raffigurante il re che si impenna sul cavallo. È alto 48,5 cm ed è stato rinvenuto negli scavi di Ercolano.
Fine di un Santuario
L’Antica Dion finì di esistere quando i dei l’abbandonarono. Prima l’Imperatore bizantino, Teodosio, vietò di perpetuare i culti pagani, poi l’ultimo imperatore bizantino, Giustiniano, chiuse i templi dedicati ad Alessandro. Da quel momento qualcosa traballò nella storia e nel fascino di questa antica città. Il colpo di grazia glielo diede un terremoto, unito a un’alluvione, che non spazzò via il sito ma lo ricoprì.
I corsi d’acqua e le fonti rendono il paesaggio suggestivo ma hanno sempre reso difficile il recupero dell’intero sito sicché solo una ridicola percentuale è emersa, mentre tutto il resto giace sotto terra.
Di tanto in tanto, però, vengono rinvenuti dei reperti rari, tipo l’organo di bronzo, che accendono sempre una lampadina sull’Antica Dion.