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Chi ha inventato il vino di Porto?
Il vino di Porto pare debba la sua liquorosità alla misteriosa ricetta dei monaci di Lamego, una località nell’Alta Valle del fiume Douro. Tuttavia, la storia vuole che gli inglesi -da sempre- ne rivendichino l’invenzione.
La cosa certa è che non era un vino facile da produrre e non era nemmeno facile da trasportare.
Gli inglesi, per una quisquiglia con la Francia, optarono per i terrazzamenti vinicoli del Portogallo. Ma non si limitarono a prelevarlo e condurlo oltre Manica. Si fecero produttori di questo vino, che piaceva, ma all’inizio risultava più commerciale rispetto al claret di Bordeaux.
La lunga traversata, in effetti, deteriorava la qualità del Porto. Da qui l’idea, forse appresa dai monaci, di tagliare il Porto con l’acquavite.
Questa operazione, pur non sapendo bene da chi venne ingegnata, risultò comunque vincente.
Ricetta segreta ma non troppo
Siamo agli inizi del XVIII secolo, ancora molto lontani dal vino di Porto e da quel suo inconfondibile sapore dolciastro.
Per un periodo fu sperimentata perfino l’aggiunta delle bacche di sambuco, per dare un colore più appropriato al vino, che però poi furono eliminate quando si resero conto che il gusto ne veniva danneggiato.
Agli albori di questo -simil vino- pur senza le bacche, continuava a mantenere una certa asprezza di fondo che non piaceva molto ai consumatori inglesi.
Il vino di Porto e il mare
L’acquavite addolciva il vino, questo lo avevano capito ma ciò che compresero solo più tardi è che dovevano tagliarlo prima della fine della fermentazione. In questo modo i lieviti fermavano il loro corso, il vino ossidava ma non troppo e la struttura ne usciva rinforzata.
L’appartenenza al mare poi equilibrava il dolce stucchevole degli zuccheri, aggiungendo sapidità e grande respiro.
Ma il gusto dolce non era l’unico elemento da considerare. Il tempo era un altro fattore determinante. Vino e acquavite avevano necessità di tempo per mescolarsi, raggiungere una loro indimenticabile straordinarietà.
Quando divenne “Il Porto”
Quindi i produttori inglesi iniziarono a far invecchiare il vino in botti di rovere prima di regolarlo con l’acquavite. E ecco che la morbidezza e le sfumature delicate cominciarono a emergere. Il retrogusto di frutta secca e di spezie cominciò a invadere il cuore.
E siamo arrivati alla fine del XVIII.
Entrano in commercio le bottiglie allungate con il collo corto, adatte all’invecchiamento del Porto. Fu questo il momento in cui l’etichetta iniziò la sua ascesa mondiale.
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