Origine del nome
Creta è l’isola delle “creazioni”. E probabilmente lo si deve alla civiltà Minoica che in questa terra portò ricchezza e prosperità. Se pure l’idea che prenda il nome da una qualche lavorazione dell’argilla, affascini, non è detto sia la più veritiera.
Ci piace invece imputare il suo nome proprio ai minoici, alle loro abilità. Ti riportiamo a quando Creta si chiamava Kerith -in arabo-, Keftiu -in egizio-, Kaftor/Caphtor -in ebraico-, Candia -in italiano-; e al periodo turco quando venne chiamata Kriti.
Questa parola “Kriti” in greco significa appunto “Creazione”.
Ti piace come interpretazione? No?
Ci sarebbe anche una Krete, figlia di Europa (principessa di Tiro e Regina di Creta) e amante del Re greco Ammon, che soggiornò sull’isola. E alcuni studi lasciano a lei l’origine del nome.
Il mistero della Lineare B
Non è l’unico mistero di questa terra in mezzo al mare. Ma stavolta parliamo di Civiltà Minoica.
I geroglifici cuneiformi della civiltà micenea -e nello specifico quelli denominati Lineare B– non hanno mai trovato una loro completa cifratura.
Sono caratteri arcaici spesso rinvenuti su tavolette, come quella di Festo, che hanno preceduto la Lineare A, dei minoici. Questi scritti rimasero sepolti fino al 1900: l’archeologo Arthur Evans, pensando ai traffici commerciali dei Micenei si convinse che dovevano esistere -da qualche parte- tracce di queste attività.
E infatti, una volta scoperti, fu subito chiaro si trattasse di semplici appunti, di uso quotidiano, che potevano rappresentare la contabilità di palazzo. Di certo non sarà stato l’unico supporto su cui scrivevano. Per esempio, ci saranno state delle tavolette di legno cerato, utilizzate come quaderni scolastici, ma la loro deperibilità e il clima non li hanno conservati.
Decadenza di Creta
Creta sotto i Minoici non temeva attacchi, lo dimostra l’assenza di mura fortificate e le scene rappresentate sulle pareti dei palazzi. Principalmente erano dediti alle gare tra atleti, alle cerimonie religiose e alle processioni. Erano dunque un popolo pacifico e dedito all’arte.
L’altro mistero a cui sono legati i Minoici è la loro estinzione. Si è sempre immaginato che l’eruzione del vulcano di Santorini e il conseguente tsunami che partì dal mare travolsero anche Creta e misero fine alla lunga permanenza dei Minoici. Invece, purtroppo, nonostante la fiducia che questi ultimi -evidentemente- confidavano nel “vicinato”, il loro disfacimento avvenne per mano dei Micenei. Una civiltà scavalcò l’altra e prese la supremazia assoluta del mare.
Il turismo dopo le guerre
Creta subì, da quel momento in poi, il controllo da parte di diversi popoli. Romani, bizantini, arabi, veneziani, ottomani, egiziani e turchi.
Fu solo con il Trattato di Londra che l’isola venne annessa alla Grecia. Era il 1913.
Ciò che resta del maniacale controllo di queste terre da parte delle potenze straniere sono i siti archeologici che oggi fanno di Creta una meta ambita anche a livello culturale. Dunque, non solo un mare spettacolare baciato dal sole per buona parte dell’anno e spiagge bianchissime e sabbiose.
In questo luogo ci si va per rilassarsi, sì, ma anche per conoscere la civiltà minoica, l’influenza veneziana, e bere un bicchierino di raki, un distillato di uve bianche che qui trova le sue radici.
L’esperienza “Raki”
Quindi ti puoi godere la sabbia rosa di Elafonissi o il palmeto sulla spiaggia di Vai e contemporaneamente degustare il raki, lasciandoti cullare dalle note forti di questa grappa bianca. Che non è semplicemente un prodotto-icona, un marchio della Grecia, è il risultato di un momento “familiare” dei cretesi.
Qui davvero non c’è mistero. Un alambicco, posto al centro delle attenzioni di tutta la famiglia, inizia a distillare le vinacce e le ore di lavoro diventano quasi un rito. Intorno c’è chi cucina, chi balla, chi si adopera per imbandire la tavola del pranzo. Quindi, nel bere il raki, ricordati che berrai la sua storia, il lavoro allegro delle persone che hanno maneggiato i grappoli.
Creta: terra di hippies
Con questo spirito non ti lascerai sfuggire la Spiaggia di Matala, che poi è diventata la spiaggia di Bob Dylan, di Cat Stevens, della canzone “Carey” di Joni Mitchell.
Il vento soffia dall’Africa, la scorsa notte non riuscivo a dormire | Oh, sai che è sicuramente difficile vivere qui, Carey! | Ma, davvero, non è casa mia | Ho le unghie delle mani sporche, ho la fuliggine della spiaggia sui piedi”
… e, di tutti quegli hippies che vi trovarono rifugio negli anni 70 rendendola, a loro insaputa, internazionale.
Sono le Grotte di Matala ad essere speciali. Sono scavate tutto intorno alla spiaggia e, oltre ad aver accolto i bohémien, oggi offrono scorci incredibilmente romantici e molto fotografati dai turisti.
Ma come tutti i luoghi che hanno un passato denso di avvenimenti anche questo si porta dietro i suoi segreti.
Un tempo, e parliamo della preistoria, erano utilizzate come vere e proprie abitazioni. Durante il periodo della colonizzazione romana, diventarono delle tombe.
Quindi quando si visita un posto, è sempre utile capire da dove questo arrivi, quante vite ha già vissuto, come possiamo visitarlo, rispettandolo.
Creta ha tanti spiriti diversi che si muovono sulle spiagge ma anche all’interno. Ti racconteremo altre storie, misteri, luoghi.
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