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L’Epiro On the Road è nell’immaginario comune, d’altronde si studia a scuola, fa parte della nostra cultura, del nostro sapere e lo associamo a un Regno, quello di Pirro, e a una terra quasi ultraterrena quella dell’Acheronte. Innanzitutto per i suoi confini vacui. Una connotazione da cui deriva anche il suo nome, da Ápeiros, che significa terra senza confine, illimitata. L’Epiro antico occupava anche una parte della Grecia nord-occidentale e una parte dell’Albania e infatti le contaminazioni di popoli sono percettibili.
Sulle strade dell’Epiro
La nostra amica Simona Bussi è stata in Epiro quest’estate, nonostante le limitazioni e gli sconsigli della Farnesina “a intraprendere viaggi se non necessari”.
Con tutte le difficoltà del caso, lei e suo figlio Simone hanno camminato nella terra “illimitata”, tra fiumi potenti, una Natura selvaggia, le isole e alcuni villaggi e città d’altri tempi.
E’ stato un viaggio particolare, di solito si parte per trovare leggerezza, abbandonarsi alle avventure, incontrare le tradizioni, immergersi nella cultura locale.
Quest’anno non poteva essere così, lo sapevamo, siamo stati tutto il tempo a evitare contatti. E così si perde buona parte del senso di viaggiare ma siamo voluti partire ugualmente.
Certo, la mattina seguivamo i bollettini di guerra, soprattutto cercavamo di evitare i focolai degli incendi, perché oltre al Covid c’erano anche gli incendi da domare. Atene e il Peloponneso erano in fiamme, quindi molte incursioni che avevamo pensato di fare non abbiamo potuto farle. Però siamo stati bene, l’Epiro è una zona fantastica in quanto a paesaggi. Parlano davvero niente di inglese in alcune zone e quindi abbiamo capito che ci trovavamo in una nicchia di mondo totalmente greco”.
Arrivo a Syvota
Simona e suo figlio hanno richiesto il Dplf, e con la documentazione necessaria e Green Pass sono partiti da Brindisi per scoprire insieme queste terre graziate dagli incendi.
Hanno pernottato per tutta la durata della vacanza presso il Residence Raptis, da Stelios, un grande amico, che ha questa struttura dagli anni 80’, e a Syvota è una specie di istituzione.
Anche qui in prevalenza ci sono greci, e qualche amico italiano di Stelios Raptis.
Epiro On the Road e Spiagge remote
È una destinazione pressoché sconosciuta al turismo internazionale, forse per questo le spiagge sono paradisiache. I greci, tra l’altro, hanno l’abitudine di raggiungere il mare verso le 11.30-12, il che significa deserti di sabbia solo per chi ha avuto la fortuna di scegliere la destinazione Epiro.
Di fronte a Syvota si vedono gli isolottini, Corfù, e poi c’è Bella Vraka, una spiaggia a cui si arriva facendo un piccolo guado tra l’acqua e una striscia di sabbia. Ci siamo resi conto che eravamo praticamente da soli, noi e le capre. Non ci sono ombrelloni, né sdraio. Nessun tipo di attrezzatura.
Quando poi si è popolata, intorno a mezzogiorno, ce ne siamo andati per farvi ritorno nel tardo pomeriggio, quando di nuovo era abbandonata a sé stessa ma con un tramonto struggente. Il cielo rosso e arancio, indimenticabile”.
Simona ci racconta che hanno girato tantissimo la costa, tra le spiagge, Syvota città a scendere fino a Parga, e l’isola di Lefkada. E che rispetto agli standard europei, le taverne e i bar offrono cibo squisito a prezzi decisamente vantaggiosi per chi è in viaggio.
Viaggio a raggiera
Syvota è un buon punto da cui partire, tra le mete consigliate da raggiungere ci sono: i Monasteri delle Meteore, Parga, il Parco Nazionale del fiume Acheronte, il Parco Nazionale delle zone umide di Amvrakikos e le Gole di Vikos.
Oppure si può noleggiare una barca e raggiungere le isole remote, l’isola di Mavro Oros, detta la Montagna Nera, rilassarsi in queste baie sconosciute e lontane dalle folle, immergersi nelle acque cristalline. Fino a Cefalonia magari, per allungarsi verso altre destinazioni.
Simona e suo figlio non hanno perso nessuna di queste destinazioni. Sono scesi fino a Parga, una cittadina che incanta per i colori pastello delle case che si aprono ad anfiteatro sul mare.
Da Syvota sarebbe stato più facile imbarcarsi per Corfù invece abbiamo scelto mete più scomode ma decisamente più greche. E abbiamo mangiato alla greca. Le taverne sono accoglienti.
A Syvota, ad esempio, abbiamo mangiato al Manzabella Restaurant, e a Perdika al Thalia Taverna; sull’isola di Lefkada nel villaggio di Agios Nikitas si mangia pesce sulla spiaggia, che sapori pazzeschi. Tra l’altro quest’isola è bellissima, mi sono innamorata!
Abbiamo sceso i cento scalini, scavati nella roccia, che conducono nella spiaggia di Porto Katsiki, stupenda, con l’acqua turchese, un posto caraibico; e poi siamo saliti fino al Monastero della Madonna di Fenaromeni, dove, oltre alla straordinaria vista sul mare, si trova anche un piccolo zoo interno e un orto di erbe mediche molto interessante”.
Uno spunto sul Monastero di Fenaromeni
Il Monastero di Fenaromeni nacque su quello che era il Tempio della dea Artemide, e furono i discepoli di San Paolo a ordinarlo quando, mentre stavano pregando, l’immagine di Artemide si frantumò in mille pezzi. Dapprima venne eretto un piccolo Santuario, successivamente venne ampliato con celle e altri ambienti religiosi.
Mancava solo l’iconografia della Vergine Maria per dare un senso al luogo. Così, il Monaco Callisto venne incaricato di dipingerla ma dopo la preghiera e il digiuno questi la trovò già dipinta, da qui il nome Fenaromeni, che significa “colei che è apparsa”.
Epiro On the Road: la parte naturalistico-selvaggia
Da Lefkada madre e figlio hanno trasferito il viaggio nella parte nord, verso il Parco Nazionale delle zone Umide di Amvrakikos e fino alle Gole di Vikos.
Il lago rosa di Amvrakikos
Amvrakikos si affaccia sul Golfo di Arta che a sua volta è semi aperto sullo Ionio. Scorci incredibili di canneti, piccole lagune e foci di fiumi che arrivano dalle montagne, sono l’habitat misto per specie protette come il Pellicano Dalmata, per i delfini, le Caretta Caretta e i fenicotteri.
Sì, un lago di fenicotteri, l’acqua è una distesa rosa, e ci sono dei punti di osservazione per il birdwatching. Non ci sono molte indicazioni per raggiungerlo quindi bisogna tentare diverse strade, inoltre una volta nel Parco bisogna fare molta attenzione alle zone paludose, si può caderci dentro ed è complicato riuscirne. Ma il posto merita senz’altro, è un’area naturale e tutti gli uccelli la rendono favolistica”
Guinness dei Primati per le Gole di Vikos
Le Gole di Vikos invece si trovano all’estremo confine con l’Albania e sono famose perché detengono un Guinness dei Primati. Ovvero qui si trova la cavità più profonda al mondo in relazione alla sua larghezza: 900 mt per 12 Km.
Il villaggio di Vikos è stupendo, tutto in pietra, ed è il punto di partenza da cui si diramano i sentieri per raggiungere alcune attrazioni all’interno del Parco.
È un posto in cui vale la pena pernottare. Qui parlano benissimo inglese e infatti abbiamo capito subito quanto fosse più turistica rispetto alle altre mete visitate.
Non abbiamo potuto fare il percorso lungo, quello che va da Vikos a Monodéndri, ma abbiamo risalito il Parco fino al Monastero di Agia Paraskevi e poi ci siamo infilati nella gola. C’è un forte dislivello quindi assolutamente scarpe da trekking. Il paesaggio è una zona geologica unica con punti panoramici davvero meravigliosi”
Epiro On the Road: le meraviglie del mondo
E poi sono arrivati i due posti più intensi in quanto a emozioni.
Meteore e spiritualità
Eh, i Monasteri delle Meteore hanno un potere decisamente coinvolgente ma il fiume Acheronte mi ha straziata. Partiamo dai primi. Siamo riusciti a vederne 4 su 6, mi ero studiata il giorno in cui coincidevano le aperture e abbiamo fatto questo sali e scendi tra percorsi avventurosi, pieni di pathos. Che ancora ti chiedi come abbiano potuto fare i monaci a costruirli.
I monasteri sono la prosecuzione della roccia ma sono chiese a tutti gli effetti. Costruiti col solo ausilio di funi. Incredibile, pur avendoli visti non mi capacito. Credo fortemente sia stata utilizzata la magia. Davvero!
La parte spirituale la si avverte di più nei piccoli monasteri, Agios Nikolaos, per esempio, è a mio avviso il più bello, libero di orpelli; mentre la Gran Meteora ha un che di commerciale”
Acheronte e infinito
E infine l’Acheronte.
Nel bel mezzo di una gola profondissima questo fiume ti lascia letteralmente senza fiato. L’acqua è turchese, cristallina, la luce rende secolare questo spaccato di Natura selvaggia.
L’abbiamo risalito due volte. La prima volta eravamo scesi con zaini e altro, ma lì sei solo tu e il fiume, in alcuni punti lambisce i polpacci in altri sprofondi dentro, senza più toccare il fondo.
La seconda volta siamo stati più bravi, anche se il fiume non a caso è un richiamo agli Inferi. È gelido che brucia la pelle, la pelle diventa viola, noi eravamo diventati viola, le gambe e i piedi anestetizzati. Ai lati, di tanto in tanto, compaiono delle piccole insenature dove riemergere e riposarsi, quindi ne abbiamo approfittato per riprendere possesso della nostra pelle. Forse con una muta l’immersione si affronterebbe meglio.
Quindi abbiamo raggiunto la Porta dell’Ade, vicino all’Acheronte, anche se non è il leggendario Necromanteion che portava agli Inferi.Si trova però alla confluenza di tre fiumi sotterranei, proprio come la porta più famosa, e su un sito archeologico, che non è il Tempio dei Morti ma probabilmente una masseria fortificata. Diciamo che questo fiume mi ha veramente lasciata a bocca aperta. Ritorneremo, stavolta per spingerci verso quelle mete a cui abbiamo dovuto rinunciare”
La Grecia dispensa il suo spirito libero nonostante le difficoltà di questo anno, grazie Simona per averci raccontato la tua avventura e averci mandato alcune tue foto, ti auguriamo di tornare presto in Grecia!
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