Incontro di mondi
Delfi è un Santuario di intramontabile fascino. È seducente nonostante non conservi tutto il suo potere artistico invariato. Il tempo e i terremoti l’hanno messa a dura prova.
Ma continua a giocare discretamente i suoi due ruoli immaginifici.
Nel camminare tra le antiche vestigia ti sembrerà di sentire il grido delle due aquile, una proveniente dall’Occidente e una dall’Oriente, che -mandate da Zeus a trovare il centro del mondo- lo annunciano per chiunque passi di lì.
E, nello startene in contemplazione dell’orizzonte che si apre davanti come una grande piazza aperta, lo stesso, avvertirai la presenza improvvisa dell’Oracolo. O forse la cercherai per quietare uno stato d’animo o qualunque sentimento ti sia portato dietro.
Scoprirai come questi due particolari marchi di Delfi siano elementi ancora vivi, sia per chi crede, sia per chi non crede. Il luogo ha una misticità unica, un ombelico piantato tra il Monte Parnaso e la gola delle rocce Fedriadi, tra sorgenti di acqua naturale e terrazzamenti affacciati verso un cielo sconfinato.
Il sito archeologico di Delfi
La Via Sacra sale fino al centro del Santuario di Apollo e raccoglie ai lati sia le statue- -dedicate ai successi militari- che i templi votivi, un tempo, luoghi di offerta dei tesori (ex-voto mobili) donati dalle città greche.
Intorno si diramano il Teatro, lo Stadio, il Tempio di Athena Pronaia , il Museo Archeologico, il Ginnasio.
L’intero complesso ci suggerisce che si tratta di uno dei più grandi centri di culto della Grecia Continentale. Qui gli adoratori ma anche i theopropoi, ovvero i messaggeri mandati a interrogare l’Oracolo, accorrevano per fare chiarezza sulla vita, sulle decisioni da prendere.
Passavano per la Castalia, l’antica sorgente delle purificazioni, e pagando un tributo speciale accedevano all’Altare di Apollo dove sacrificavano un animale.
Le verità della Sacerdotessa di Delfi
Solo dopo questo percorso potevano presentarsi di fronte alla Pizia, la Sacerdotessa che custodiva l’Oracolo, che -seduta su un tripode di bronzo- ascoltava meticolosamente le domande che le venivano poste.
Masticava le foglie di alloro e aspirava costantemente l’effluvio di vapori che fuoriuscivano dalla terra. Nel rispondere, poiché la lingua era incomprensibile agli adoratori e ai messaggeri, si rivolgeva ai sacerdoti, i quali, traducevano e molto spesso in modo vago.
I vaticinii, questi responsi a cui nessuno si opponeva, influenzavano gli stati antichi tanto che, sia che fossero guerre, sia che fossero passi storici importanti, tutto passava per il Santuario di Delfi.
Ogni 7 del mese antico di Bysias e, successivamente, un giorno al mese -eccetto che per i mesi invernali- i vaticinii uscivano come un bollettino regolare.
Il luogo più fotografato
Prima di giungere alla fonte sacra, verso la valle si scorge un simbolo, e capolavoro di architettura, di Delfi: la Tholos.
Rappresenta una delle strutture che formavano il Tempio di Athena Pronaia.
“A Tholos” si dice di una pianta circolare pensata con colonne marmoree al cui interno era contenuta una cella cilindrica. Un luogo, questo, strettamente collegato al rapporto intimo con la divinità e anche immaginato per mantenerne alti i simboli sacri e l’autorità della città.
Infatti, non la si trovava ovunque ma solo nei luoghi di culto o santuari più importanti.
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